Squali fossili
Carcharodon megalodonLouis Agassiz, 1843
Eocene - Pliocene
| Ordine
| Famiglia
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Lamniformi BERG 1958
| Lamnidae o Otodontidae (discussa)
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Tassonomia
Il megalodonte (Carcharodon megalodon o Carcharocles megalodon Louis Agassiz, 1843) è una specie estinta di
squalo di notevoli dimensioni, noto per i grandi denti fossili, alcuni dei quali ritrovati anche in Sardegna.
Il nome scientifico megalodon deriva dal greco e significa appunto "grande dente".
I fossili di C. megalodon si trovano in sedimenti dall'Eocene al Pliocene (tra 55 e 1,8 milioni di anni fa).
È stato considerato un parente stretto del più noto, e tutt'ora vivente, grande Squalo bianco
(Carcharodon carcharias), soprattutto per la grande somiglianza nella forma e nella struttura dei denti.
Tuttavia, un numero crescente di ricercatori sta mettendo in discussione questo legame, abbracciando
l'ipotesi che sia invece l'evoluzione convergente il motivo per cui squalo bianco e C. megalodon hanno
una dentatura tanto simile. In ogni caso, l'aspetto e le dimensioni del C. megalodon sono ricostruiti proprio a partire da questa somiglianza.
Morfologia
Le dimensioni dei fossili ritrovati (per lo più denti lunghi fino a 17 cm, anche se pare siano stati ritrovati
denti di 20 cm) fanno pensare ad un animale la cui lunghezza avrebbe potuto superare i 17 metri.
Le stime sul peso indicano che poteva raggiungere le 45 tonnellate.
Basandosi sul metabolismo dello squalo bianco, si pensa che il C. megalodon avesse bisogno di mangiare in media
un quinto del suo peso ogni giorno, cioè 8 tonnellate di carne. Possedeva un’apertura della mascella superiore
ai 2 metri e pare che la sua dieta potesse includere anche le grandi balene.
Diffusione, abitudini e alimentazione
| Vertebra fossile di balena, ritenuta stata tagliata in due da un morso di C. megalodon, i solchi visibili sarebbero
tracce del morso.
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Da alcuni siti anomali di ritrovamento sulle coste orientali degli Stati Uniti d'America e nei Caraibi si è
ipotizzato che le femmine di C. megalodon partorissero le loro "uova" in baie protette, con acque particolarmente
basse; solo quando i piccoli raggiungevano dimensioni ragguardevoli si avventuravano in mare aperto.
Il C. megalodon era un predatore diffuso in tutti gli oceani dalle latitudini più meridionali a quelle più
settentrionali; adatto a più ambienti e più climi (ma tendenzialmente prediligendo quelli caldi e temperati),
probabilmente preferiva le zone relativamente costiere, in cui era facile incontrare i grossi mammiferi marini di
cui certamente si nutriva (impronte di morsi, rinvenute su resti ossei fossilizzati, anche rimarginate,
tenderebbero a confermare questa teoria).
Reperti di questo grosso squalo sono però stati rinvenuti anche in zone all'epoca di mare aperto, oppure in
giacimenti situati in piccole isole remote dell'oceano pacifico e dell'Oceano Indiano, che testimoniano come
l'animale vivesse anche in ambienti di mare aperto. Va però aggiunto che era, con ogni probabilità, un predatore
specializzato nella caccia a poca profondità.
Il miocene è stato il periodo di massima diversificazione dei cetacei di grossa taglia
(20 generi di balene contro i 6 attuali), ed ha conosciuto anche una grande diffusione di altre possibili prede
(dugonghi e grossi sirenidi, tartarughe marine, pinnipedi di grossa taglia, pinguini di grossa taglia, altri
squali predatori, squali balena, tonni); nelle acque fredde abbondavano gli antenati dell'attuale orca, in quelle
calde invece regnavano i C. megalodon.
Il C. megalodon e la criptozoologia
| Dente di C. megalodon rinvenuto nel deserto di Atacama (Miocene)
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Alcuni criptozoologi affermano che il C. megalodon potrebbe essersi estinto più di recente, o essere addirittura
sopravvissuto fino ai giorni nostri. Mentre la maggior parte degli esperti è concorde sul fatto che le prove
disponibili dimostrino che il C. megalodon si è estinto, l'idea di una popolazione di questi squali sopravvissuta
sembra aver stimolato l'opinione pubblica, ma gli indizi a supporto di questa teoria sono generalmente scarsi e
ambigui.
Alcuni denti di Megalodonte sono stati classificati come fossili appartenenti ad un'epoca compresa tra i 10.000 e
i 15.000 anni fa. Questa affermazione è stata fatta sulla base del ritrovamento di due denti da parte
dell'HMS Challenger, la cui età è stata determinata attraverso la stima del tempo impiegato dall'accumulazione
del manganese sugli stessi. Tuttavia è possibile che i denti si siano fossilizzati molto tempo prima di incrostarsi
di manganese.
Altri esperti ritengono che queste stime siano sbagliate, ed affermano che l'ipotesi di un C. megalodon
post-Pliocene sia errata, dal momento che si basano su test e metodologie datate e non più affidabili.
È stato fatto presente inoltre che il C. megalodon era un predatore che viveva lungo le coste, e che quindi
pensare che ci siano esemplari sopravvissuti in acque profonde è veramente difficile.
Alcuni avvistamenti relativamente recenti di grandi creature simili a squali sono stati interpretati come
avvistamenti di C. megalodon sopravvissuti, ma queste testimonianze sono normalmente considerate abbagli
dovuti all'avvistamento di squali elefante e squali balena, o di altri grandi animali.
Un famoso esempio è quello riportato dallo scrittore Zane Grey (31-01-1872, Zanesville, Ohio – 23-10-1939,
Altadena, California). È possibile, ma improbabile, che alcuni di questi avvistamenti siano dovuti a
squali bianchi di dimensioni enormi.